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Vino italiano, tra Brexit ed export da record

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Se il 2015 è stato l’anno del record per l’export (5,39 miliardi di euro, +5,4% sul 2014) il 2016 non sembra voler essere da meno.

Il valore delle esportazioni di vino da gennaio a marzo è salito a 1,3 miliardi di euro, confermano la tendenza decisamente positiva. L’export cresce in valore del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, raggiungendo 1,23 miliardi di euro.

In particolare, è in salita la domanda estera di vini italiani a denominazione che fa registrare +11% a valore e +7% a volume.

Gli spumanti confermano l’appeal di sempre per un valore di 230 milioni di euro (+21%) e 678 mila ettolitri (+26%).

Le esportazioni per paese vedono il Regno Unito ormai prossimo ai 300 milioni di euro a livello annuo (di cui 268 spumanti DOP), gli USA intorno a 200 milioni (157 spumanti DOP ex Asti), poi molto distante la Germania a 87 milioni (48 spumanti DOP) e a 52 la Svizzera (40 milioni spumanti DOP).

Il Prosecco guida questa domanda con un incremento del 31% a valore (174 milioni di euro) e del 33% a volume (461 mila ettolitri).

Regno Unito e USA continuano a spingere, +63% e +17% rispettivamente, per 62 e 51 milioni di euro.

Buoni risultati si registrano anche sui vini fermi Dop testimoniando come il successo degli spumanti italiani stia “contagiando” anche altri prodotti vinicoli che continuano la crescita seppur a ritmi più sostenuti”.

Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato in termini di esportazioni, che continua a crescere (sullo stesso periodo 2015) con un incremento in valore del 5% per un corrispettivo di 330 milioni di euro. Per il Regno Unito l’export vale 152 milioni di euro (+7%) mentre l’Austria fa registrare un lusinghiero +13% in valore (22,5 milioni di euro). Buone notizie dalla Cina dove il vino italiano cresce in valore del 15% (21 milioni di euro) e in volume del 17% (65 mila ettolitri). Nota positiva dalla Russia, che ha ripreso a crescere con un +6% in valore (11 milioni di euro) e un + 11,6% in volume (47 mila ettolitri).

E rimanendo in territorio europeo, ora che la Brexit ha vinto e il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione Europea, cosa succederà?
Per l’Italia del vino, il Regno Unito rappresenta il terzo mercato di sbocco con 745 milioni di euro incassati nel 2015 e un +7% registrato nel primo trimestre 2016.

Per lo spumante italiano l’Inghilterra è il primo mercato di sbocco, il quarto per tutti i prodotti agroalimentari nazionali, con un import dall’Italia per 3,2 miliardi di euro e appena 701,9 milioni di export verso l’Italia. Numeri importanti che confermano il forte legame dell’Italia con questo mercato e pesano ancora di più sul bilancio finale.

Cosa aspettarsi quindi? Corsa alle scorte di Prosecco? Crollo dell’export sul modello Russia? Arrivo di dazi sulle importazioni? Incremento della produzione interna fino all’autosufficienza?

Niente di tutto questo anzi; il crollo della sterlina potrebbe spingere ancora di più gli inglesi verso l’acquisto di vini meno costosi.

E, nella guerra delle bollicine Champagne-Prosecco, quest’ultimo ne uscirebbe favorito.

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